Zone umide: cosa sono e perché salvaguardarle

Quella che vedete nella foto del nostro naturalista e zoologo è una zona umida della Pianura pontina.

Probabilmente il termine “zona umida” non vi dirà molto, ma in realtà sono queste aree a svolgere funzioni fondamentali per la vita dell’uomo e per l’equilibrio del Pianeta.

Le zone umide non sono altro che ambienti naturali caratterizzati dalla presenza di acqua. Possono essere paludi, stagni, lagune, fiumi, laghi e anche bacini creati artificialmente. 

Ospitano anfibi e pesci e accolgono le attività migratorie degli uccelli. Offrono una grande quantità di servizi eco sistemici come il rifornimento di acqua potabile e l’assorbimento di sostanze tossiche. Inoltre ci difendono da alluvioni e inondazioni e contrastano il cambiamento climatico, catturando ingenti quantità di carbonio.

E’ per questo che nel 1997 fu istituita la Giornata mondiale che celebra le zone umide a seguito della Convenzione di Ramsar, nell’omonima città dell’Iran. Si tratta di un accordo, firmato nel 1971 da 168 paesi, che riconosce a livello mondiale l’importanza di questi habitat e la conseguente necessità di tutelarli, conservarli e proteggerli.

Sono passati 50 anni e oggi la Convenzione di Ramsar comprende una lista di circa 2.200 zone umide nel mondo di cui 65 riconosciute in Italia.

Tra i 65 siti italiani ci sono i laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo. E, da quasi vent’anni, decine e decine di specie si fermano presso il Giardino di Ninfa e presso i laghetti del Parco Pantanello. Quest’ultimo è un ambiente umido su cui interverrà il Life Greenchange con la creazione di una nuova area per favorire l’accesso agli anfibi.

Greenchange riqualificherà inoltre i sistemi umidi lungo il fiume Ufente e realizzerà aree umide in alcune aziende agricole private come la Gelasio Caetani.

Le zone umide del Lazio risultano cruciali per la salvaguardia degli anfibi le cui popolazioni stanno subendo un grave declino a livello mondiale.

Più in generale sono tra gli ambienti più fragili da salvaguardare. Si stima che nell’ultimo secolo la Terra abbia perso il 64% delle sue zone umide. Oltre un terzo delle specie legate agli ecosistemi acquatici risulta minacciato, mentre sono a rischio scomparsa i tre quarti delle paludi e delle torbiere e quasi la metà dei laghi, dei fiumi e delle coste.

Per questo motivo tra i punti salienti nell’agenda della Strategia UE per la tutela della biodiversità al 2030 c’è la necessità di ripristinare dove possibile questi preziosi eco sistemi.

Visita la pagina del nostro partner CIRF per le azioni di tutela delle risorse idriche e per le attività di riqualificazione ambientale nell’Agro pontino.

Leggi: L’intervista all’esperto su NBS e zone umide artificiali.