Agro Pontino – Aspetti faunistici

Il territorio dell’Agro Pontino ha subito radicali trasformazioni con la bonifica e l’opera di riassetto idraulico e fondiario degli inizi del Novecento. Le modificazioni antropiche del territorio sono poi proseguite negli anni e proseguono tutt’oggi, determinando la presenza di una matrice rurale caratterizzata da uno sviluppo urbano diffuso e una progressiva industrializzazione e intensificazione dell’agricoltura.

Tali profonde trasformazioni hanno avuto radicali conseguenza sulla biodiversità della pianura, incidendo sulla composizione e sulla struttura delle comunità biotiche e determinando la scomparsa o la rarefazione sia di habitat naturali che di specie animali e vegetali.

Nonostante ciò, la comunità faunistica della Pianura Pontina possiede ancora elementi di alta valenza conservazionistica. Essi si concentrano soprattutto nel territorio del Parco Nazionale del Circeo e nei Siti Rete Natura 2000, ma caratterizzano anche le aree agricole in cui, accanto alle colture, permangono elementi naturali quali zone umide, siepi e filari, grandi alberi isolati, margini inerbiti dei coltivi e macchie di vegetazione naturale; questi elementi arricchiscono la qualità ambientale anche a scala di paesaggio e rendono il mosaico ambientale più eterogeneo ed articolato.

In un territorio urbanizzato ed a forte matrice agricola come quello della Pianura Pontina, di primo piano diventa quindi il ruolo degli agroecosistemi nella conservazione delle numerose specie ad essi legate. Una parte consistente delle specie animali oggi maggiormente minacciate in Europa è propria di ambienti aperti o semi-aperti e la sua conservazione è direttamente collegata alle attività agricole e silvicolturali. In molte aree del continente europeo, la conservazione della biodiversità dipende fortemente dalla presenza di sistemi agricoli tradizionali a bassa intensità; si tratta di aree dove l’agricoltura rappresenta l’uso del suolo principale e mantiene, o è associata, alla presenza di un’elevata numerosità di specie e di habitat e/o di particolari specie di interesse comunitario.

Considerando la comunità dei vertebrati, la fauna dell’Agro Pontino annovera pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi che sono rappresentati sia da specie ad ampia valenza ecologica e con uno spiccato grado di antropofilia che da specie più sensibili e più selettive nella scelta degli habitat. Diverse specie sono elencate nella Direttiva 92/43/CE (Direttiva Habitat) e nella Direttiva 2009/147/CE (Direttiva Uccelli) e sono di particolare rilievo conservazionistico.

Pesci

La composizione specifica della comunità ittica risente fortemente della qualità delle acque e dello stato ecologico dei corsi d’acqua, con particolare riferimento agli habitat acquatici e ripariali. Nei tratti più prossimi alle sorgenti e meglio conservati è segnalata la presenza della trota mediterranea (Salmo cettii), della lampreda di ruscello (Lampetra planeri) e dello spinarello (Gasterosteus gymnurus). Nei fiumi e nei canali sono presenti anche il ghiozzo di ruscello (Gobius nigricans), il cavedano (Leuciscus cephalus), l’anguilla (Anguilla anguilla), la rovella (Rutilus rubilio), il cefalo (Mugil cephalus), il muggine calamita (Liza ramada), la scardola (Scardinius erythrophthalmus), la tinca (Tinca tinca). Purtroppo sono quasi ovunque abbondanti le specie alloctone, delle quali si citano ad esempio quelle introdotte soprattutto per motivi alieutici, come il carassio dorato (Carassius auratus), il persico sole (Lepomis gibbosus), il barbo tiberino (Barbus tyberinus), il barbo danubiano (Barbus barbus), la carpa (Cyprinus carpio), o per motivi di lotta alle zanzare, come la gambusia (Gambusia holbrooki).

Anfibi

Tra gli Anfibi, le più abbondanti e diffuse sono le rane verdi (Pelophylax lessonaePelophylax kl. esculentus), anuri della famiglia Ranidae che sono in grado di frequentare e riprodursi in numerose varietà di ambienti acquatici. La stessa famiglia è rappresentata anche dalla rana agile (Rana dalmatina), ma che risulta molto più localizzata perchè strettamente legata alle zone umide inserite in formazioni boscate mature. Anche il rospo comune (Bufo bufo), specie appartenente alla famiglia Bufonidae, sembra manifestare ancora una discreta diffusione, ma risulta in declino nell’ultimo decennio su tutto il territorio nazionale a causa della frammentazione ambientale e dell’alterazione dei siti riproduttivi. Un altro rappresentante della stessa famiglia di anuri è il rospo smeraldino (Bufotes balearicus) che, pur essendo una specie relativamente adattabile, manifesta una distribuzione più localizzata. In diverse zone umide caratterizzate da vegetazione arbustiva e arborea risulta presente la raganella italiana (Hyla intermedia) un anuro della famiglia Hylidae. Il gruppo degli anfibi caudati è rappresentato dal tritone crestato (Triturus carnifex) e dal tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris), localizzati quasi esclusivamente nelle aree a maggior grado di conservazione, come la foresta demaniale del Parco Nazionale del Circeo, il Monumento Naturale di Monticchio ed il Monumento Naturale Giardino di Ninfa. Particolarmente frammentata risulta essere anche la distribuzione della salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata), ormai presente solo in pochissimi siti della Pianura Pontina, come il Monumento Naturale di Torrecchia Vecchia.

Rettili

I Rettili sono rappresentati da diverse specie appartenenti all’ordine Squamata (sauri e serpenti), ed una dell’ordine Testudinata, la testuggine palustre (Emys orbicularis). La presenza di ques’ultima, inserita negli allegati II e IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, riveste un particolare rilievo conservazionistico; la sua distribuzione è ormai particolarmente localizzata tanto che, fra i rettili della Pianura Pontina, è la specie a maggior rischio di estinzione. E’ segnalata nel Bosco di Foglino, a Torre Astura, nel Parco Nazionale del Circeo e nei Laghi Gricilli, siti che rientrano nella rete di monitoraggio regionale. Fra i sauri, le specie più diffuse sono la lucertola campestre (Podarcis siculus), la lucertola muraiola (Podarcis muralis), rettili legati a diverse tipologie di habitat, compresi gli agroecosistemi e le aree urbane e suburbane; una distribuzione piuttosto ampia caratterizza anche il ramarro occidentale (Lacerta bilineata), il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), il geco comune (Tarentola mauritanica), mentre appaiono più localizzate la luscengola comune (Chalcides chalcides) e l’orbettino (Anguis fragilis). Il gruppo dei serpenti è rappresentato da diverse specie, la maggior parte delle quali presentano un certo livello di sinantropia. Quasi tutte queste specie frequentano gli agroecosistemi della Pianura Pontina, soprattutto quelli di tipo estensivo e con una struttura più complessa, associati anche ad elementi naturali e seminaturali come siepi alberate ed arbustive, fasce frangivento, piccole aree boscate. Il biacco (Hierophis viridiflavus) è una delle specie più comuni e vive in diverse tipologie di habitat come coltivi, frutteti, aree rocciose, macchia mediterranea, sponde di zone umide, aree suburbane, orti e giardini;  con ecologia simile ed abbastanza diffuso risulta essere anche il saettone comune (Zamenis longissimus), mentre il cervone (Elaphe quatuorlineata) tende invece ad essere più selettivo nella scelta dell’habitat. Il colubro liscio (Coronella austriaca) è rinvenibile soprattutto nelle aree caratterizzate da una certa copertura arborea, con fitto sottobosco. La presenza della natrice tassellata (Natrix tessellata) è associata ai corsi d’acqua meglio conservati (come il fiume Ninfa, il Cavata, l’Ufente e l’Amaseno), anche se non mancano segnalazioni relative a fiumi con minore qualità ambientale come il Sisto o a canali del reticolo idrografico secondario. Più diffusa appare la congenerica natrice dal collare (Natrix helvetica).

Uccelli

Il gruppo degli Uccelli è rappresentato da una ricca comunità di specie, fra cui quelle stabilmente presenti, quelle svernanti, le nidificanti o di passo. La Pianura Pontina è, difatti, particolarmente importante per questo gruppo di vertebrati poichè si trova lungo le principali direttrici delle rotte migratorie e perchè conserva ancora aree di particolare importanza come le zone umide (soprattutto quelle del Parco Nazionale del Circeo, ma anche quelle di Pantanello, dei Gricilli e dei corsi d’acqua meglio conservati), le aree forestali residue, l’esteso reticolo idrografico di fiumi e canali (soprattutto nelle porzioni meglio conservate). Nello specifico, fra gli habitat che sostengono le comunità ornitiche più consistenti (in termini di numero di specie e numero di individui) sono da menzionare le aree umide del Parco Nazionale del Circeo, di elevato valore conservazionistico a livello regionale, nazionale e europeo soprattutto per i migratori e gli svernanti, come anatidi,  ardeidi, limicoli, passeriformi, rapaci. La buona diffusione di corpi idrici ad acque correnti consente la sopravvivenza di passeriformi strettamente legati a questi ambienti quali il pendolino (Remiz pendulinus), la ballerina gialla (Motacilla cinerea). Lungo i corsi d’acqua, i canali di bonifica, nelle aree umide si ritrovano specie quali il martin pescatore (Alcedo atthis), l’airone bianco maggiore (Casmerodius albus) e la garzetta (Egretta garzetta).

Gli agroecosistemi, fra gli ambienti di riferimento di Greenchange nel territorio della Pianura Pontina, rivestono una notevole importanza per l’avifauna, con particolare riferimento a quelli eterogenei, con colture estensive ed elementi naturali. Come in altre aree del territorio italiano, l’agricoltura si è profondamente trasformata e sta gradualmente modificando la struttura del paesaggio in cui è inserita; ciò sta progressivamente determinando la perdita della varietà e della ricchezza della comunità biologica che fino ad un recente passato popolava gli agroecosistemi. Gli ambienti agricoli costituiscono la categoria ambientale europea che ospita il maggior numero di specie ornitiche a rischio di estinzione.

Tale situazione è causata da due fenomeni che, iniziati da tempo, agiscono con risultati simili: l’industrializzazione delle pratiche agricole e la sottrazione di habitat determinata dalla perdita di suolo legata all’urbanizzazione. La notevole intensificazione delle pratiche agricole implica spesso una rarefazione dei già residui spazi naturali, come le siepi e le fasce alberate, e con essi l’idoneità degli habitat per molte specie; gli interventi di urbanizzazione e la realizzazione di infrastrutture determinano una perdita netta di habitat, che non può essere recuperabile, con conseguente scomparsa delle specie più sensibili. Tutte le specie sono sensibili alla trasformazione/alterazione degli habitat e alcune di esse lo sono in maniera più spiccata, tra queste si citano l’ortolano (Emberiza hortulana), l’allodola (Alauda arvensis), l’averla piccola (Lanius collurio), la calandrella (Calandrella brachydactyla). L’allodola, particolarmente legata agli ambienti agricoli sia in periodo riproduttivo che invernale, mostra un marcato declino e un cattivo stato di conservazione su tutto il continente europeo. Particolarmente minacciata è anche la rondine, una delle specie maggiormente legata agli agroecosistemi ed alle zone umide, che raggiunge la Pianura Pontina nel mese di marzo. Strutture verdi naturali inserite fra i campi coltivati, come siepi e alberature rade, sono necessarie a specie come il saltimpalo (Saxicola torquata), l’averla piccola (Lanius collurio) e l’averla capirossa (Lanius senator). Tali mosaici ambientali favoriscono anche la presenza di rapaci notturni quali il  barbagianni (Tyto alba), la civetta (Athene noctua), l’allocco (Strix aluco), l’assiolo (Otus scops) e il gufo comune (Asio otus). Fra i rapaci diurni si cita, ad esempio, la presenza del gheppio (Falco tinnunculus), della poiana (Buteo buteo), del falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), del falco pellegrino (Falco peregrinus), del falco di palude (Circus aeruginosus).

Agire sugli ambienti coltivati e sulla politica agricola risulta pertanto fondamentale per salvaguardare gli uccelli legati a questi ecosistemi. La tutela degli uccelli passa anche attraverso l’attivazione di misure che favoriscano determinate pratiche agronomiche: agricoltura biologica, creazione e mantenimento di boschetti, siepi, filari; colture a perdere; mantenimento delle stoppie; creazione e mantenimento di superfici a riposo; mantenimento di prati stabili e pascoli; conversione di seminativi in prati e pascoli; creazione di margini inerbiti ai bordi dei campi.

Mammiferi

I mammiferi rappresentano una componente di notevole importanza della fauna della Pianura Pontina. Si tratta di un gruppo eterogeneo di vertebrati costituito da specie anche molto diverse fra loro per morfologia, dimensioni, biologia ed ecologia; l’elusività di molte specie, accompagnata da abitudini prevalentemente notturne di molte di esse, nella maggior parte dei casi rende questi animali di difficile osservazione. Frequentano gli habitat più diversi, spesso difficili da raggiungere per un essere umano; alcune specie trascorrono la quasi totalità della loro vita in gallerie del sottosuolo come le talpe; altre vivono in sistemi di tane sotterranee come i piccoli roditori e insettivori e altre ancora si rifugiano in grotte e cavità come i pipistrelli. Le specie arboricole restano spesso nascoste nelle chiome degli alberi, mentre carnivori come la donnola, la faina e la volpe si muovono soprattutto di notte e al crepuscolo, spesso al riparo della vegetazione o delle asperità del terreno. Fra le diverse specie che vivono negli agroecosistemi della Pianura Pontina è possibile citare il riccio europeo (Erinaceus europaeus), l’istrice (Hystrix  cristata), la talpa romana (Talpa romana), il mustiolo (Suncus etruscus), l’arvicola di Savi (Microtus savii), il ratto nero (Rattus rattus), il topolino domestico (Mus musculus). Piuttosto diffusa è anche la presenza del tasso (Meles meles), della faina (Martes foina), della donnola (Mustela nivalis), della volpe (Vulpes vulpes).

l gruppo dei pipistrelli (o chirotteri) è rappresentato da ben 19 specie, di cui 3 appartenenti alla famiglia dei rinolofidi, 14 ai vespertilionidi, 1 ai miniotteridi ed 1 ai molossidi. Alcune di esse si rifugiano nelle grotte dei vicini Monti Lepini ed Ausoni, altre in edifici monumentali, case, fienili, poderi e cantine ed altre ancora si infilano nelle cavità degli alberi. Si nutrono di insetti ed altri invertebrati e frequentano vari tipi di habitat naturali e seminaturali, come boschi, corsi d’acqua, ambienti agricoli; le specie più adattabili frequentano anche i centri abitati ed è facile osservarle in estate a caccia di insetti, sotto i lampioni stradali. Nella Pianura Pontina, alcune specie come il pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii), il pipistrello di Savi (Hypsugo savii), il pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), il Molosso di Cestoni (Tadarida teniotis) manifestano un’ampia distribuzione in virtù della loro capacità di utilizzare diversi tipi di rifugio e di cacciare in varie tipologie di habitat, anche antropizzati. Altre specie più selettive, sia nella scelta del rifugio che degli habitat di alimentazione, mostrano una distribuzione sul territorio più localizzata, come il rinolofo euriale (Rhinolophus euryale), il rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), il rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), il vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii), il vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii), il vespertilio minore (Myotis blythii), il vespertilio maggiore (Myotis myotis), il serotino comune (Eptesicus serotinus). Nelle aree della pianura caratterizzate anche dalla presenza di aree boscate sono presenti specie come la nottola comune (Nyctalus noctula) e la nottola di Leisler (Nyctalus leisleri). I pipistrelli costituiscono l’ordine di mammiferi terrestri con il maggior numero di specie minacciate nel nostro Paese, soprattutto a causa della loro vulnerabilità alle modificazioni ambientali prodotte dall’uomo. Soffrono della distruzione dei rifugi, dell’alterazione delle aree di caccia, della frammentazione e/o scomparsa degli habitat, dell’inquinamento e della persecuzione diretta causata da una serie di miti, leggende e luoghi comuni falsi, infondati e ancora profondamente radicati nell’immaginario collettivo. Tutto ciò ha determinato un rapido declino delle popolazioni di chirotteri su tutto il continente europeo, con numerose estinzioni locali rilevate già a partire dalla seconda metà del Novecento. Fra i pipistrelli presenti in Italia, tutte le specie sono elencate in Allegato IV della Direttiva Habitat e 13 di esse sono elencate in Allegato II della stessa direttiva. Anche all’interno degli agroecosistemi, i pipistrelli rappresentano una componente faunistica importante in grado di contenere e mantenere in equilibrio le popolazioni delle loro prede, sopratutto insetti, fornendo così un importante contributo alle produzioni agricole ed alle attività economiche ad esse collegate.